

13/03/2025
Professor Lozano has just returned from a work and research stay in Rome with the project on migration and human mobility Global-ANSWER. The Turin Intercultural Street Mediators are a pioneering initiative in Italy that aims to facilitate the integration of migrants and refugees in the city through a direct mediation approach in public space. These are professionals, often with a migrant profile, who work in the streets, markets, train stations, hospitals and other urban spaces where the migrant population has a greater presence.
The Turin model, one of the most advanced in Italy and Europe, has been studied as a good practice in the management of diversity and the integration of immigrants in the urban environment. It differs from other mediation services because it does not take place only in offices or reception centers, but in the street, in direct contact with the people who need help.
Starting from this context, from the possibilities of improvement and innovation that involves knowing what is being done in other countries with good results, from whom we can learn, the coordinator of the Mediation Unit of the UGR, Professor of Sociology Antonio Lozano, has taken advantage of his stay in Italy with the European project Global-ANSWER to open a line of collaboration with Giovanni Ghibaudi, an Italian reference in this field, to evaluate what elements of operation and success of the “intercultural street mediators” of Turin can be extrapolated to improve conflict resolution in a very complex environment, both socially and within a university community with an increasingly challenging intercultural profile.
As head of the Mediation Unit of the University of Granada, a specialized service that aims to promote the culture of mediation and peaceful conflict resolution, Lozano recalls that one of the objectives of this unit is precisely “to promote alternative methods of conflict resolution” exploring ways of innovation and also institutional collaboration.
Antonio M. Lozano Martín is a member of the research team of the Global-ANSWER project funded by the European Union under the Horizon 2020 program. Giovanni Ghibaudi has worked for thirty years in the Municipality of Turin as socio-educational coordinator and head of the Criminal Mediation Center of Turin, the first Italian center dealing with mediation and restorative justice since 1995. Currently, Ghibaudi is a collaborator of the European Association CreE-A as mediator and of the Association Mosaic of Turin, founded and managed since 2006 by political refugees and asylum seekers, which carries out numerous activities, starting from the work of intercultural street mediators, in connection with the municipal administration and in network with different realities of the social private as the Ethnopsychiatric Center Frantz Fanon, the ASGI Association founded by lawyers who have specialized in the problems of immigration or various Associations and Social Cooperatives.
For Lozano, the project “Intercultural Mediators in the Street” that Turin promoted in 2001 is especially relevant because it is about understanding that “mediation does not only mean discussing, but uniting and linking different worlds, and not only in a cultural sense”.
On the strengths that this project achieved, and that he is evaluating to try to extrapolate to such an intercultural reality as the university community of Granada, Professor Lozano highlights how the Turin initiative achieved the “development of the capabilities” of migrants to use resources and create relationships with the city community. Secondly, he also highly values the “production of knowledge” about the places and spaces frequented by migrants; about their problems, needs, dreams; about their behavior, about the difficulties related to the tiresome coexistence, about intergenerational conflicts and about the relationships that young people have with the resources of the city), and the transfer of knowledge regarding the network of resources, formal and informal, present in the territories in which the mediators operate.
Thirdly, the head of the Mediation Unit of the UGR emphasizes the “production of social capital”, understood as an increase in understanding, trust and coexistence on the part of both the host city and the migrants.
Regarding his work and research stay in the framework of the Global-ANSWER project, Professor Lozano has carried it out at the National Foundation of Social Workers of Italy (FNAS) together with Adolfo Torres and Magdalena Trillo (from the Faculty of Sociology and the Faculty of Communication). On behalf of FNAS, its president, Silvana Mordeglia, together with Gianmario Gazzi, director and coordinator of Technical Assistance; Renato Briante, Project Manager; Pina Ferraro, social worker and expert consultant of the Foundation, participated in the project activities.
FNAS, a private non-profit entity in operation since 2016, provides coverage for the more than 48,000 social workers registered throughout the country (a mandatory requirement to practice in Italy) and is, for example, the only private organization that has participated with the Government in the development of the protocols for the reception of migrants within its duties in technical consultancy (for the so-called Zampa Law).
Contact:
Antonio Lozano. Coordinator of the Mediation Unit of the UGR. E-mail: lozanoma@ugr.es
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Il coordinatore dell'Unità di Mediazione dell'UGR, il professor Antonio Lozano, apre una linea di collaborazione con l'italiano Giovanni Ghibaudi per esplorare modi innovativi di affrontare la risoluzione dei conflitti
Il professor Lozano è appena tornato da un soggiorno di lavoro e ricerca a Roma con il progetto sulla migrazione e la mobilità umana Global-ANSWER. I Mediatori Interculturali di Strada di Torino sono un'iniziativa pionieristica in Italia che mira a facilitare l'integrazione di migranti e rifugiati nella città attraverso un approccio di mediazione diretta nello spazio pubblico. Si tratta di professionisti, spesso con un profilo di migrante, che operano nelle strade, nei mercati, nelle stazioni ferroviarie, negli ospedali e in altri spazi urbani dove la popolazione migrante è maggiormente presente.
Il modello torinese, uno dei più avanzati in Italia e in Europa, è stato studiato come buona prassi nella gestione della diversità e nell'integrazione degli immigrati nell'ambiente urbano. Si differenzia da altri servizi di mediazione perché non si svolge solo in uffici o centri di accoglienza, ma in strada, a diretto contatto con le persone che hanno bisogno di aiuto.
Partendo da questo contesto, dalle possibilità di miglioramento e innovazione che comporta la conoscenza di ciò che viene fatto in altri paesi con buoni risultati, da cui imparare, il coordinatore dell'Unità di Mediazione dell'UGR, il professore di Sociologia Antonio Lozano, ha approfittato del suo soggiorno in Italia con il progetto europeo Global-ANSWER per aprire una linea di collaborazione con Giovanni Ghibaudi, un riferimento italiano in questo campo, per valutare quali elementi di funzionamento e di successo dei “mediatori interculturali di strada” di Torino possano essere estrapolati per migliorare la risoluzione dei conflitti in un ambiente molto complesso, sia dal punto di vista sociale che all'interno di una comunità universitaria dal profilo interculturale sempre più impegnativo.
In qualità di responsabile dell'Unità di Mediazione dell'Università di Granada, un servizio specializzato che mira a promuovere la cultura della mediazione e della risoluzione pacifica dei conflitti, Lozano ricorda che uno degli obiettivi di questa unità è proprio “promuovere metodi alternativi di risoluzione dei conflitti” esplorando vie di innovazione e anche di collaborazione istituzionale.
Antonio M. Lozano Martín è membro del team di ricerca del progetto Global-ANSWER finanziato dall'Unione Europea nell'ambito del programma Horizon 2020. Giovanni Ghibaudi ha lavorato per trent'anni presso il Comune di Torino come coordinatore socio-educativo e responsabile del Centro di mediazione penale di Torino, il primo centro italiano che si occupa di mediazione e giustizia riparativa dal 1995. Attualmente, Ghibaudi è collaboratore dell'Associazione Europea CreE-A in qualità di mediatore e dell'Associazione Mosaico di Torino, fondata e gestita dal 2006 da rifugiati politici e richiedenti asilo, che svolge numerose attività, a partire dal lavoro di mediatori interculturali di strada, in collegamento con l'Amministrazione comunale e in rete con diverse realtà del privato sociale come il Centro Etnopsichiatrico Frantz Fanon, l'Associazione ASGI fondata da avvocati che si sono specializzati nelle problematiche dell'immigrazione o diverse Associazioni e Cooperative sociali.
Per Lozano, il progetto “Mediatori interculturali in strada” che Torino ha promosso nel 2001 è particolarmente rilevante perché si tratta di capire che “mediare non significa solo discutere, ma unire e collegare mondi diversi, e non solo in senso culturale”.
Sui punti di forza che questo progetto ha raggiunto, e che sta valutando di provare a estrapolare a una realtà interculturale come la comunità universitaria di Granada, il professor Lozano sottolinea come l'iniziativa torinese abbia ottenuto lo “sviluppo delle capacità” dei migranti di utilizzare le risorse e creare relazioni con la comunità cittadina. In secondo luogo, egli valorizza anche la “produzione di conoscenza” sui luoghi e gli spazi frequentati dai migranti; sui loro problemi, bisogni, sogni; sui loro comportamenti, sulle difficoltà legate alla faticosa convivenza, sui conflitti intergenerazionali e sulle relazioni che i giovani hanno con le risorse della città), e il trasferimento di conoscenze relative alla rete di risorse, formali e informali, presenti nei territori in cui operano i mediatori.
In terzo luogo, il responsabile dell'Unità di Mediazione dell'UGR sottolinea la “produzione di capitale sociale”, intesa come aumento della comprensione, della fiducia e della convivenza da parte della città ospitante e dei migranti.
Per quanto riguarda il suo lavoro e soggiorno di ricerca nell'ambito del progetto Global-ANSWER, il professor Lozano lo ha svolto presso la Fondazione Nazionale degli Assistenti Sociali d'Italia (FNAS) insieme ad Adolfo Torres e Magdalena Trillo (della Facoltà di Sociologia e della Facoltà di Comunicazione). Per conto della FNAS, hanno partecipato alle attività del progetto la sua presidente, Silvana Mordeglia, insieme a Gianmario Gazzi, direttore e coordinatore dell'Assistenza Tecnica; Renato Briante, Project Manager; Pina Ferraro, assistente sociale e consulente esperta della Fondazione.
La FNAS, ente privato senza scopo di lucro attivo dal 2016, fornisce copertura agli oltre 48.000 assistenti sociali iscritti all'albo su tutto il territorio nazionale (requisito obbligatorio per esercitare la professione in Italia) ed è, ad esempio, l'unica organizzazione privata che ha partecipato con il Governo allo sviluppo dei protocolli per l'accoglienza dei migranti nell'ambito dei suoi compiti di consulenza tecnica (per la cosiddetta Legge Zampa).